Lo spettatore di Doisneau
Doisneau ne ha fatta un’altra, questa volta a Milano. Niente di grave, anzi tutto molto positivo; dopo il successo di Roma, la mostra è passata a Milano allo spazio Oberdan, e ci sarà fino al 5 maggio.
Per entrare si doveva aspettare un po’ visto che lo spazio dedicato alla mostra non è estremamente grande. In coda alla biglietteria varie tipologie di persone, giovani hipster con le loro fide reflex al collo, immancabili turisti asiatici, studenti di fotografia ed anche qualcuno che aveva abbondantemente superato gli anta.
La più forte di tutti era una vecchina con tanto di bastone che si aggirava per le sale con la sua audioguida con il volume al massimo; insomma una platea molto varia che sinceramente non ci si aspettava.
Ciò che mi ha sorpreso di più è stato il fatto che una mostra poco pubblicizzata abbia avuto così tanto successo; uno dei responsabili di “Spazio Oberdan”, napoletano emigrato 20 anni fa a Milano, mi ha detto che non si aspettavano niente di simile.
Più di 200 fotografie che riassumono la sua incredibile carriera di fotografo; scatti che ritraggono personaggi di umile estrazione sociale, passanti immortalati mentre svolgono attività di routine, artisti del ‘900 e stilisti delle grandi firme parigine.
Il trait d’union (il francese è d’obbligo) è sempre la sua amata Parigi con i suoi cittadini ,che Doisneau ha amato fino alla morte.
Cresciuto in un quartiere umile e popolare, ha portato nelle sue foto quello che era il suo background culturale; semplicità,immediatezza e ironia sono le sensazioni che arrivano quando si guardano le sue foto, anche se non si è esperti.
A giudicare dai racconti dei suoi colleghi doveva essere un tipo particolarissimo; di mattina era un fotografo pubblicitario e la sera si divertiva a girare per taverne, locali di spettacoli osé e cantine, dove incontrava le persone che realmente amava; i cittadini della Parigi umile e popolare, quelli che sentiva più vicini al suo mondo.
Forse molti conoscono solo la celebre foto del bacio intitolata “Bacio davanti all’hotel De Ville”, diventata un’icona soprattutto per il largo utilizzo che se n’è fatto sui social network, ma il suo lavoro è andato ben oltre quello scatto; nella sua carriera ha ritratto una Parigi in fermento, che ha attraversato cambiamenti importanti, che ha superato la guerra e che può finalmente rilassarsi.
E Doisneau è stato bravissimo a ritrarre l’essenza di questa città per più di 50 anni, a fermare sulla pellicola una città che è cambiata insieme alle sue foto; una crescita che si nota confrontando le foto del primo periodo con quelle degli anni prima della morte.
Speriamo che con questa moda delle foto nasca un nuovo Doisneau; in fondo sperare non costa nulla.
Articolo scritto da Marco Basile