Litorale Domitio. Un luogo. Come pochi.
Che dirne? Luogo comune? Forse. Luogo di degrado? Assolutamente si. Luogo di illusioni e speculazioni? Purtroppo non l’unico. Luogo di violenza sociale e sbeffeggio dell’integrazione? Quasi inutili quesiti. Esistono però dei documenti che percorrono gli ultimi 50 anni di sviluppo dell’area, in tre tappe significative. Iniziamo con immagini e personaggi del litorale Domitio, precisamente a Castelvolturno negli anni ’50, ripresi e intervistati da Mario Soldati in un classico film-inchiesta d’impronta didattica, tipico dei primi anni della tv.
Mario Soldati in cerca di lettori nella Campania Felix e analfabeta degli anni ’50.
Soldati certo non avrebbe potuto prevedere l’evoluzione sociale, culturale e urbanistica di Castelvolturno e della zona esplorata in auto con la cinepresa. In effetti, qualche anno più tardi, l’intero litorale sarebbe stato rivoluzionato da progetti urbanistici ed edilizi volti a creare un’isola di tranquillità, dal volto serenamente benestante: palme, viali e lungomare, pinete, villette a schiera e servizi privati come la sorveglianza e tutti i comfort della vita moderna. Pineta Mare, il complesso residenziale che stiamo per vedere, non è chiaramente riportato nelle sequenze girate da Soldati. Chissà se poi gli sarà capitato questo video promozionale.
Abitare per vivere – una produzione Coppola Pinetamare
“Palazzi dai cui citofoni si sente il mare. Scuole italiane e americane. Pinetamare è una delle pochissime città, non vogliamo dire l’unica per non sembrare superbi, fatta non solo a misura dell’uomo, ma a misura delle condizioni di vita ideali per l’uomo”. Il servizio pubblicitario procede con orgoglio e fierezza. Del resto le immagini offrono una vita davvero invidiabile, fra natura e spensieratezza, giovani famiglie e accoglienti villette. Il progetto ha stimolato l’appetito di numerose famiglie che sul finire degli anni 70 e l’inizio degli 80 ha deciso d’investire cospicue somme per questo benedetto posto al sole. Un angolo di Paradiso in provincia di Napoli, l’oasi nel deserto.
Oggi no. Oggi è un agghiacciante ripetersi di incongruenze, di inesatteze, di “ma come diavolo è possibile”. Il grado zero della civiltà. Parlarne è noioso. Vediamo.
Castelvolturno, Pinetamare degrado senza fine.
Non abbiamo parlato (e non lo faremo per ora) del massiccio contributo della malavita che si è innestata nei traffici locali negli anni 80 grazie ad Antonio Bardellino e la famiglia Schiavone, i celeberrimi Casalesi, che sconfiggendo Raffaele Cutolo nella sanguinosa guerra di camorra d’inizio decennio, allargarono smisuratamente il controllo sul territorio e sulle sue attività. Il clan era infatti a capo di un consorzio per la fornitura di calcestruzzo alle imprese edilizie che avrebbero agito in loco. In pratica a tutte le ditte in Campania. E ci sarebbe poi tutta la questione dell’immigrazione, delle pessime condizioni di vita degli extracomunitari e dell’integrazione sociale e della paradossale convivenza fra un modello di vita in cui l’individuo è offeso ed emarginato dall’ignoranza di chi ha progettato la vita della comunità, e il modello di vita extra-lusso di chi soggiorna negli incredibili (perché difficili da accettare) Hotel 5 stelle o dei fortunati calciatori della SSC Napoli, che proprio qui si allenano tutti i giorni in vista della gara domenicale …Ne parleremo in futuro con nuovi contenuti.
Eccezionale