Riccardo Schicchi, cuor di Leone

“Ciao Riccardo. Scusa se ti saluto con l’altra mano”.

Qualche giorno fa avrebbe fatto ridere, oggi la risata si scioglie sul volto cupo di chi piange la scomparsa di questo personaggio. Scomodo e indegno. La comodità e dignità che lo distinguevano stavano tutte nel compiaciuto sorriso che mostrava sulle poltrone che l’Italia democristiana gli preparava con la completa assenza di lungimiranza circa le parabole future di quello che nemmeno era visto come un business.

Riccardo Schicchi parla in modo pacato, calmo, convincente. Se non fosse per quelle occhiaie. Le sue parole sono quelle di un vero interprete del proprio tempo: parla del suo prodotto in maniera obiettiva e lo colloca in uno spirito del tempo di cui mostra ottima conoscenza, parla dell’erotismo che ha inventato e della pornografia che è diventato, parla delle emozioni dello spettatore che dovevano scaturire da un personaggio che crede con tutto se stesso alla finzione che sta per proporre. Le sue creature non erano dipendenti con l’occhio sull’orologio e la mano sulla tasca. Disprezzava le modelle che lo chiamavano per sfruttare il canale erotico che aveva costruito e ricorda le persone che hanno lavorato con lui condividendo passione e metodo, quello che le portava a catturare il pubblico attraverso sceneggiature ben costruite, storie convincenti, intrattenimenti per nulla effimeri, anche se sai già dove vanno a finire: tutt’altro che “all sex” di marca Youporn. Quello lo odia come Carmelo Bene detestava il teatro di Giorgio Albertazzi. Lui non chiedeva alle sue dive di interpretare, ma di vivere con trasporto quella scena. “Lui le chiamava tutte amore”, ricorda Cicciolina, sua compagna dal ’75 all’ ’88. “Ricordo nel 1975 – prosegue la Staller – eravamo due ragazzi senza una lira, scoprimmo una vasca etrusca piena di acqua calda, dalle parti della Cassia, andavamo a fare dei bagni meravigliosi, e lì sono nate tante idee anche per delle foto con gli animali. Ora sono convinta che si trova in cielo con Moana”.

Schicchi, nato ad Augusta, in Sicilia nel 1952, Diplomato al liceo artistico con specializzazione in fotografia, iniziò lavorando come fotografo per Epoca, facendo dei reportage da vari luoghi del mondo, anche in zone di guerra. Poi divenne produttore, sceneggiatore e regista. Negli anni ’70, Schicchi entrò nel Partito Radicale di Marco Pannella e al 1979 risale il primo soft-porno italiano, con protagonista Ilona Staller: «Cicciolina amore mio». Nel 1983 fondarono assieme Diva Futura, agenzia per modelle e modelli che si dedicano al mondo dell’erotismo.

Parola di Rocco Siffredi – «È stato un padre per me, a Riccardo devo tutto. Non c’è stato nessuno come lui che ha creduto così tanto al made in Italy pornografico. Sono nato con lui, nell’agenzia Diva Futura. Avevo 20 anni quando mi scelse: sono stato l’unico uomo tra tutte le sue donne Cicciolina, Moana, Malù, Ramba, accettato perchè era un amante della bellezza». E’ stato lui a sdoganare tutto il mondo del porno (e l’Italia spaghetti&vangelo), all’epoca di Ilona Staller, del partito dell’Amore e di Diva Futura. Io sono venuto dopo e grazie a lui, a me dicevano che ero un figo, lui si prendeva gli insulti dei benpensanti». Schicchi ha sempre fatto questo lavoro con passione, pensando ad un’arte. Certo aveva fiutato il business, è stato un genio del porno italiano, ma lavorava con grande trasporto». Siffredi ne racconta anche la parabola amara, «malato da anni, praticamente cieco e con le gambe che si sbriciolavano, ma sempre con quel sorriso stampato. I suoi ultimi lavori erano la cura di qualche ragazza in chat, non certo la fine che meritava». A noi non resta che ricordarlo con un sorriso.

Stay Horny. Stay Fetish. Love Different.